25/04/2021

Il passaggio del fronte a Riccione e la Liberazione

La linea Gotica

Il 25 aprile è la festa nazionale della Liberazione dal nazifascismo, ma la definitiva liberazione di Riccione avvenne il 18 settembre 1944.

Il 25 aprile del 1945 mia mamma compiva 15 anni.

Il 2 settembre 1944 i bombardamenti delle navi alleate annunciarono a Riccione gli scontri del giorno successivo.

Alle sei di mattina del 3 settembre 1944 i bersaglieri del Royal Canadian Regiment divennero bersagli delle mitragliatrici nemiche nella zona dell’Abissinia, all’estremità sud di Riccione. Avanzarono sulla via Flaminia fino alla chiesa di San Lorenzo, trasformata in caposaldo fortificato. Qui, dopo aspri combattimenti (anche all’arma bianca) all’interno della chiesa, vennero cruentemente respinti dai paracadutisti tedeschi della 1a Divisione (soprannominati “i diavoli verdi di Montecassino” per il loro ardore sulla Linea Gustavi) che avevano ricevuto l’ordine di difendersi a oltranza. Era il 6 settembre 1944.

La battaglia infuriava sulle colline attorno a Coriano, a Gemmano e a Croce di Montecolombo (i cimiteri di guerra di cui la zona è disseminata ne sono testimonianza: cimitero greco, cimitero Gurka, cimitero inglese).

A Riccione, per una decina di giorni, il fronte si assestò in modo irreale, tagliandola in due, lungo il porto canale e il fiume Rio Melo: a sud i canadesi, poi raggiunti dai greci, con centinaia e centinaia di mezzi e la dovizia di tutto (ma con l’ordine di non procedere oltre per non scoprirsi sul lato delle colline ancora in mano al nemico, pur continuando a cannoneggiare oltre il porto); a nord, nella zona chiamata Alba o Fogliano, gruppi di tedeschi, fortemente intenzionati a resistere, nonostante la scarsità di artiglieria e carri armati. In mezzo una zona franca, soggetta a incursioni di ambo le parti, con sparatorie alla cieca e morti all’ordine del giorno.

La popolazione locale (razziata da tedeschi e da alleati e ridotta alla fame) scappò e si rifugiò selle colline, nelle gallerie del trenino Rimini-San Marino o in bunker di fortuna scavati sulla spiaggia (lontani da obiettivi strategici, ma nella traiettoria dei bombardamenti che provenivano dal mare).

A soli 11 chilometri, Rimini venne rasa al suolo per oltre l’80% (percentuale maggiore a quella di Dresda), in uno stillicidio di bombardamenti durato ben 11 mesi.

Finita la guerra, immediata, entusiasta e incessante fu la ricostruzione, che in pochi anni rese Rimini e Riccione località balneari d’eccellenza.

 

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